Abbiamo scelto due grandi classici della tradizione gastronomica italiana, per restituire il sapore di casa in pochi minuti. I tagliolini sono impastati con uova da galline allevate all’aperto e farine locali; il ragù cuoce lento in laboratorio come nella cucina di casa; il salmone viene selezionato tra i migliori produttori del Nord Europa.
Li trovate nella comoda confezione da 400 grammi, da scaldare in pochi minuti in microonde. La shelf life garantita è di 25 giorni.
La nostra selezione di insalate di cereali nasce per rispondere a tutti i gusti e a ogni esigenza. Si tratta di una proposta per un pasto completo, nutriente, pronto per il consumo, comodo e pratico; è la soluzione perfetta per una pausa gustosa dentro o fuori casa.
Abbiamo deciso di aggiungere, all’assortimento di grammature, la confezione da 800 grammi. L’obiettivo è soddisfare la richiesta delle famiglie che amano i pic-nic all’aria aperta o di coloro che in vacanza vogliono un pranzo sano, pronto all’istante, esattamente come lo preparerebbero a casa.
La nostra nuovissima linea di lessati e cotti al vapore conserva i principi nutritivi delle verdure, garantendo un sapore ricco e genuino. Tutto il gusto della stagionalità è pronto per essere assaporato come contorno o per arricchire altre ricette.
Per le feste, la nostra proposta è una versione gustosa per chi non si accontenta della tradizionale lasagna al ragù.
Scegliamo ingredienti freschi e locali come lo speck di Asiago e farine prodotte dall’esperienza di generazioni di mugnai attenti, prima di ogni cosa, alle caratteristiche del grano.
Il nostro ragù d’anatra è quello della tradizione veneta. E’ esattamente come quello fatto in casa, cambiano soltanto le quantità. Tagliamo a dadini piccoli tutte le verdure, le rosoliamo, aggiungiamo il petto d’anatra e le spezie. Aspettiamo prenda colore mescolando e aggiungiamo il brodo finché non è cotto alla perfezione. La tradizione contadina prevede venga servito in bianco e con i “Bigoi”.
Consigliamo una confezione da 200 grammi per condire 250 grammi di pasta all’uovo.
La Treccani ci restituisce la definizione di crespella*, crêpe per i francesi: “è un tipo di cialda morbida, sottile e non croccante, cotta su una superficie rovente tonda. Generalmente considerata una pietanza tipica della cucina francese…l’impasto è a base di latte, uova, farina e burro“. La nostra ricetta è quella di sempre, e come sempre, per un risultato che sia esattamente come uscito dal forno di casa, ogni gesto è un rito: chiudiamo a mano ogni crespella, dopo aver inserito al centro il ripieno con il sac à poche. Le nostre crespelle sono orgogliosamente imperfette, come tutti i prodotti artigianali hanno la fortuna di essere e seguono la stagionalità della terra: ora profumano di autunno e funghi appena raccolti.
– Tutto è iniziato dal Bacalà, prima referenza della produzione aziendale –
Due sono le ricette:
Bacalà alla Vicentina
Bacalà Mantecato
Visitiamo i produttori norvegesi almeno due volte all’anno, durante il periodo di pesca e il periodo di essiccazione. La qualità del nostro bacalà inizia nell’isola di Røst in Norvegia e prosegue nel nostro stabilimento dove lo lavoriamo ripetendo gli stessi gesti da più di 50 anni. Vogliamo custodire i sapori genuini di un tempo, perché siamo convinti che le radici ben piantate nel territorio siano la migliore ricetta possibile.
Bacalà con una C non è un errore grammaticale. Tutto nasce dalla differenza tra stoccafisso e baccalà.
Per diventare stoccafisso, il merluzzo viene sottoposto a essiccatura: è appeso per la coda su rastrelliere di legno all’aperto, tra febbraio e giugno nelle isole Lofoten (Røst in particolare).
Lì, grazie al vento fresco e alla temperatura sempre costante, (-2°C / +4°C) avviene il processo naturale di disidratazione. Per essere lavorato, lo stoccafisso va reidratato in acqua corrente per 2\3 giorni. In Veneto siamo soliti procedere alla battitura dello stoccafisso per ammorbidire le fibre. Per diventare baccalà, invece, il merluzzo viene messo in salamoia (acqua e sale) per circa tre settimane oppure semplicemente cosparso di sale. Per essere lavorato,il baccalà va dissalato in acqua corrente per 2\3 giorni.
Noi scegliamo lo stoccafisso (secco) non il baccalà (salato). La semantica direbbe, quindi, che avremmo dovuto chiamare la nostra ricetta “stoccafisso alla vicentina”, ma, visto che storicamente è conosciuto come baccalà alla vicentina, si è deciso di togliere una “c” per assonanza con il dialetto e chiamarlo alla “veneta” bacalà.
deriva dal verbo latino sustĭneo-sustinēre, che significa resistere, durare, sostenere, sorreggere, proteggere e nutrire.
Crediamo nell’importanza di supportare concretamente progetti sociali del territorio; sosteniamo da tempo “I Bambini delle fate”, che dal 2005 si occupa di assicurare appoggio economico e percorsi di inclusione a famiglie che vivono l’autismo e altre disabilità.
Abbiamo scelto I Bambini delle Fate non solo perché condividiamo le stesse radici, ma soprattutto perché si tratta di un’associazione che lavora nel quotidiano, garantisce continuità di progetto, migliora davvero la vita di chi viene accompagnato nelle attività.
– carne bovina, un pizzico di sale e un mix di erbe aromatiche –
La ricetta del “manzo arrostito” è anglosassone e si portava in tavola nelle grandi occasioni. In Italia sembra sia stato accompagnato da Giuseppe Mazzini. Non teme il caldo afoso di questi giorni e si presta a moltissime interpretazioni, ma se la cava molto bene anche in perfetta autonomia. Consigliate ai clienti di eleggerlo a farcitura del loro pane preferito nei pic-nic di agosto: addenteranno un sandwich che avrebbe apprezzato anche Pellegrino Artusi*, che lo chiamava rosbiffe, da toscano doc.
*La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene di Pellegrino Artusi negli anni ’30 era uno dei libri più amati dagli italiani, insieme a I promessi sposi e Pinocchio. Si tratta del volume di riferimento nella cultura gastronomica italiana, perché valorizza e confeziona in un’unica narrazione tutte le tradizioni regionali. L’approccio è didattico: 790 ricette, riflessioni e aneddoti.
Sottofesa di vitello cotta lentamente, a bassa temperatura, e salsa tonnata del quaderno di ricette della nonna
Le radici di questo piatto sono, a sorpresa milanesi. La ricetta del vitello tonnato debutta in un volume meneghino del 1829. Felice Luraschi descrive un “Vitello ad uso tonno»: una fesa di vitello viene messa sotto sale, poi cotta con l’aggiunta di poco brodo e lasciata riposare sott’olio per almeno quattro giorni. La salsa d’acciuga arriva nel 1853 e, nel giro di pochi anni, si decide di utilizzare il tonno, più facile da conservare. La salsa tonnata a base di maionese che conosciamo è consacrata nel Cucchiaio d’Argento del 1950.